Effetto delle statine sulla pressione arteriosa
Dr. Giuseppe Trisolino, Specialista in Cardiologia – Segretario Regionale ANCE, Emilia-Romagna
Ipercolesterolemia e ipertensione arteriosa frequentemente coesistono rappresentando un severo fattore di rischio combinato. Le statine oltre al loro noto effetto ipolipemizzante hanno molti effetti cosiddetti pleiotropici, quali il miglioramento della disfunzione endoteliale, l’incremento della biodisponibilità di ossido nitrico, l’azione anti-ossidante e anti-infiammatoria, la stabilizzazione della placca aterosclerotica, la down-regulation dei recettori di tipo 1 dell’angiotensina II.[1] Tutti meccanismi ipotizzati per spiegare la riduzione pressoria. Studi clinici randomizzati (RCT) e analisi post hoc degli RCT hanno mostrato risultati non univoci sugli effetti sulla pressione arteriosa. Le differenze nella metodologia che i criteri di inclusione potrebbero spiegare i risultati contraddittori. Sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio in cui è stata condotta una revisione sistematica di RCT prospettici controllati con placebo, miranti a valutare l’effetto delle statine sulla riduzione della pressione arteriosa e valutare se tale effetto fosse mediato dalla riduzione del C-LDL. [2] La metanalisi, ha incluso oltre 49.000 partecipanti provenienti da 46 trial clinici controllati con placebo (24.589 partecipanti nei gruppi con statine e 24.498 partecipanti nel gruppo placebo). Lo studio ha mostrato che le statine hanno ridotto la pressione arteriosa sistolica di -1,6 mmHg (IC 95% da -2,50 a -0,60) e la pressione diastolica di -0,96 mmHg (da -1,36 a -0,56). Un’analisi di sottogruppo, basata sull’uso concomitante di antipertensivi, ha mostrato che, sebbene la presenza della terapia antipertensiva concomitante diluisse l’effetto di riduzione della pressione arteriosa delle statine, la riduzione è rimasta statisticamente significativa e indipendente dall’attività della riduzione lipidica e dal tipo di statina. In definitiva, i risultati di questo studio, pur con importanti bias, rafforzano l’evidenza degli effetti pleiotropici delle statine sulla pressione arteriosa, che sono indipendenti dalla loro attività ipolipemizzante, supportando il loro ruolo benefico nei pazienti ipertesi con dislipidemia. Questi risultati confermano precedenti metanalisi. Strazzullo [3] aveva riportato una significativa riduzione di -1,9 mmHg (IC 95%: da – 3,8 a – 0,1) e – 0,9 mmHg (IC 95%: – da 0,2 a 0,2) sia per la PA sistolica che per la pressione diastolica rispettivamente in una meta-analisi che includeva 20 studi che avevano mantenuto costanti i farmaci ipotensivi. Anche la metanalisi di Briasoulis [4] aveva riportato risultati simili con una riduzione di – 2,62 mmHg (95% CI: da – 3,4 a – 1,84) e – 0,94 (IC 95%: da – 1,3 a – 0,57) per la PA sistolica e la PA diastolica. L’effetto additivo dei farmaci antipertensivi e delle statine può essere clinicamente utile, aiutando il medico al raggiungimento del target pressorio che a volte rappresenta una delle sfide più significative. L’abbassamento della PA, sommandosi alla riduzione del rischio cardiovascolare data dalla terapia statinica, conferisce a questo meccanismo pleiotropico delle statine un aspetto clinicamente significativo nei soggetti a rischio cardiovascolare alto o intermedio.
Riferimenti
1] Ruszkowski P, Masajtis-Zagajewska A. et al. Effects of combined statin and ACE inhibitor therapy on endothelial function and blood pressure in essential hypertension – a randomised double-blind, placebo controlled crossover study. J Renin Angiotensin Aldosterone Syst. 2019 Jul-Sep; 20(3)
2] Alghamdi J, Alqadi A. et al. Blood Pressure-lowering activity of statins: a systematic literatura review and meta-analysis of placebo-randomized controlled trials. Eur J Clin Pharmacol,
3] Strazzullo P, Kerry SM et al. Do statins reduce blood pressure?: a metaanalysis of randomized, controlled trials. Hypertension 2007, 49:792– 798.
4] Briasoulis A., Agarwal V. et al. Antihypertensive effects of statins: a meta-analysis of prospective controlled studies. J Clin Hypertens, 2013;15(5):310-20