Al Congresso ESC di Barcellona 2014 e’ stato presentato un lavoro sui risultati finora noti sui nuovi anticoagulanti orali (NOACs) nel trattamento e nella prevenzione del tromboembolismo venoso acuto (VTE) allo scopo di ottenere una migliore stima del loro rapporto rischio/beneficio.La VTE è una condizione clinica molto diffusa, caratterizzata da elevata mortalità e morbilità. La terapia del VTE si basa su dei capisaldi fondamentali (“Standard of Care”, SOC) rappresentati dall’utilizzo iniziale di anticoagulanti per via parenterale e successivamente di AVK (warfarin, acenocumarolo) per lunghi periodi. Nell’ultimo decennio, la ricerca farmacologica ha sviluppato diverse molecole ad attività anticoagulante somministrabili per via orale, con meccanismo d’azione selettivo diretto ad inibire i fattori della coagulazione attivati IIa o Xa. Questi farmaci (NOACs) sono stati largamente studiati nella profilassi del VTE, nella prevenzione dello stroke ischemico nel paziente con fibrillazione atriale e nella sindrome coronarica acuta.

Il ruolo dei NOACs nel trattamento del VTE è stato studiato in diversi trial clinici randomizzati (RCTs), disegnati con lo scopo di dimostrare la non inferiorità di questi farmaci rispetto ai farmaci antagonisti della vitamina K, tuttavia mancano RCTs confrontanti direttamente le diverse molecole tra loro su questa patologia.

E’ stata condotta una metanalisi con metodo bayesiano per i principali outcome di interesse avvalendosi dei database elettronici (consultati entro dicembre 2013)per identificare i RCTs sull’efficacia dell’ apixaban, dabigatran e rivaroxaban versus SOC. I pazienti inclusi erano affetti da VTE confermata dalle indagini diagnostiche standard, embolia polmonare (PE) o entrambe. Cinque RCTs di fase III sono stati inclusi: apixaban [AMPLIFY (n=5,395)]; rivaroxaban [EINSTEIN-DVT/PE pooled (n=4,832+3449]; dabigatran [RE-COVER I/II (n=2,539/2568)]. Il rischio relativo di VTE e di morte VTE-correlata e’ risultato inferiore con l’apixaban rispetto sia al dabigatran (↓23%) che al rivaroxaban (↓7%) (Tabella 1).

L’apixaban inoltre dimostrava anche di avere un profilo di sicurezza maggiore rispetto agli altri NOACs , risultante in una riduzione di rischio di “eventi di sanguinamento maggiori” o “non maggiori ma clinicamente rilevanti (CRNM)” statisticamente significativa rispetto al rivaroxaban (↓53%) ed al dabigatran (↓31%). Rivaroxaban era associato ad un incrementato numero di eventi di sanguinamento maggiori o CRNM rispetto al dabigatran (↑48%).

In conclusione, i dati di tale metanalisi evidenziano che nonostante i NOACs abbiano un’efficacia simile in termini di riduzione di VTE o morte VTE-correlata, l’apixaban mostra un profilo di safety significativamente migliore in termini di riduzione di eventi di sanguinamento maggiori o CRNM nel trattamento e nella prevenzione del VTE.

 

Fonte: ESC Congress 2014 Topic(s): Thrombosis and coagulation Citation: European Heart Journal (2014) 35 (Abstract Supplement), 1064.