Congresso Interregionale ANCE “Medicina cardiovascolare personalizzata – Il Medico tra Arte e Scienza” CAGLIARI 16-18 GIUGNO

programma scientifico R.
Razionale Scientifico
La medicina di domani sarà medicina della persona. Non dovremmo più parlare di malati o pazienti, ma di persone. Nessuno è la sua malattia, quasi perdesse improvvisamente la sua identità perché è malato, e nessuno deve pazientemente e passivamente aspettare che il medico lo curi quando capita un problema di salute.
Le parole sono importanti per correggere il comportamento di molti medici e indirizzarlo a dare peso, quando incontra un “paziente”, anche al suo pensiero, e non solo al suo organo ammalato.
La malattia si sviluppa in un organo o in un apparato, ma viene percepita, elaborata e vissuta dalla mente.
È vero che la tecnologia ha accelerato tutta la nostra vita e anche in medicina oggi riusciamo ad effettuare diagnosi e terapie con precisione e rapidità impensabili solo fino a qualche decennio fa. Ma noi dobbiamo conoscere e saper utilizzare al meglio la tecnologia, non farci dominare. L’empatia non si crea con nessun device di ultima generazione, ma solo con l’umanità e l’amore solidale nei confronti del “paziente”. Il buon medico di oggi, e soprattutto di domani, è quello che sa condividere il peso psicologico della malattia, senza perdere ovviamente la lucidità del sapere scientifico e la capacità di dominare le tecnologie.
La medicina moderna è un insieme di tre componenti: scienza, arte ed empatia, dove la scienza è il pensiero ideativo, il saper risolvere; l’arte è il saper fare, l’uso della tecnologia; e l’empatia è la capacità di influenzare la mente del paziente perché lo si conosce e lo si ama.
Questa medicina dunque non potrà più curare una persona senza sapere chi è, che cosa pensa, in che cosa crede, e in che cosa spera. Cioè senza considerare il malato nella sua complessa unità di corpo e mente.
La medicina olistica, che non distingue tra corpo e mente, da Platone in poi è stata l’unica forma di medicina, fino al ‘600-‘700. Poi con la comparsa dell’anatomia patologica si è iniziato a considerare il corpo come un insieme di organi racchiusi in un involucro, la pelle. È nata la medicina d’organo e le specializzazioni mediche: la cardiologia, l’urologia, l’epatologia, la neurologia e così via. Lo scoppio del progresso tecnologico ha poi aumentato esponenzialmente le
prestazioni del medico. Oggi possiamo operare con un robot chirurgico, fare diagnosi molecolari, conoscere il profilo genetico di una malattia.
La medicina specialistico-tecnologica ha portato a risultati straordinari, sino al trapianto d’organo, ma ha polarizzato l’attenzione sull’area malata, dimenticando quasi la persona che è portatrice della malattia. Ed eccoci alla persona, ancora. La medicina del futuro non potrà che recuperare l’antica dimensione olistica, accogliere i vantaggi del progresso scientifico e tecnologico e diventare Medicina della Persona.
UMBERTO VERONESI