IN RICORDO DEL Prof. RENATO NAMI – G. Barile, in nome dei Soci che lo hanno conosciuto

Ricordando il Prof. Renato Nami

Il 20 giugno scorso, è giunta improvvisa, anche se non inattesa, la notizia della scomparsa del Prof. Renato Nami. Notizia triste per tutti noi, che per decenni lo abbiamo avuto vicino nel nostro mondo professionale, non solo, ma anche culturale, morale ed affettivo.

Quando mi è stato chiesto di ricordarlo in un breve articolo da pubblicare sul Sito ANCE, ho accettato immediatamente per l’affetto e la stima che mi hanno legato a lui in tanti anni di vita associativa.

“E’ dovuto”! Alla nostra associazione Lui ha dato prestigio, dedicandole tempo e passione.

Ho, però, subito capito quanto non sia facile ricordare e scrivere di un Collega e Amico che, non solo hai stimato moltissimo, ma al quale hai voluto veramente bene. E, se l’amicizia è fatta, oltre che di affetto, di rispetto reciproco, di condivisione di momenti belli e anche difficili della nostra esperienza professionale, allora è un onore per me poterlo fare e lo faccio con tutto il cuore.

Ricorderò il Prof. Nami (ma per me sarà sempre Renato) in modo inusuale, come credo che piacerebbe a Lui, che, riservato oltre ogni limite, rifuggiva da forme di esibizionismo, incompatibili con il suo innato rispetto per i colleghi.

Prima di tutto Renato, il collega e amico

“Toscanaccio” di adozione e orgoglioso di esserlo!! Aveva l’arguzia, la prontezza, l’intelligenza vivace dei Senesi Doc! Amava molto la sua terra di origine ed era altresì orgoglioso della vasta tenuta sulle colline intorno alla città, terra che nel tempo libero curava con grande amore, da vero contadino, come era solito definirsi. Lì ritrovava, nella pace della campagna, la sua dimensione autentica, vera parentesi di riflessione e serenità.

Com’era Renato? E’ superfluo dirlo per chi lo ha conosciuto: bell’uomo, distinto, elegante, perennemente abbronzato, con una bella capigliatura tutta bianca fin da giovane età. Incuteva, a prima vista, un po’ di soggezione; sempre inappuntabile e silenzioso, finché la sua sagace verve toscana si rivelava improvvisa nella dialettica delle sue pronte considerazioni espresse in occasione di moderazioni o relazioni nei congressi, ma anche nelle vivaci discussioni in Consiglio Nazionale e negli incontri informali.

Ho conosciuto poche persone che come Renato avessero una personalità in cui fosse possibile percepire contrasti così evidenti: carismatica comunicatività e riservatezza, elevata esperienza professionale e l’umiltà consapevole dei limiti della scienza, sicurezza di sé, timori esistenziali ed improvvise malinconie.

Ed ora il Prof. Nami Cardiologo

Formatosi presso l’Università degli Studi di Siena, dove aveva conseguito la Specializzazione in Malattie Cardiovascolari e Reumatiche oltre che in Igiene e Medicina Preventiva, branca di cui allora (siamo nei primi anni ’70) si iniziava a parlare. Successivamente i suoi studi venivano sempre più concentrandosi sulla diagnostica clinica e strumentale dell’Ipertensione Arteriosa. In questo campo è stato un vero Leader che ha veramente precorso i tempi. Allo studio, all’analisi delle cause, alla diagnostica dello stato ipertensivo e delle sue conseguenze sugli organi bersaglio (“il cosiddetto danno d’organo”) ha dedicato più di 400 pubblicazioni scientifiche su riviste Nazionali ed Internazionali sconfinando nel campo della Nefrologia, della Medicina Interna e dell’Endocrinologia.

Per oltre 10 anni (1973-1983) è stato responsabile del Servizio di diagnosi e cura dell’Ipertensione Arteriosa presso l’Università di Siena e, successivamente, Direttore della UOS di Diagnosi e Cura dell’Ipertensione afferente alla Struttura Complessa di Medicina Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Siena con incarico di Docente nella Scuola di Specializzazione.

In questi ruoli ha espresso al massimo la sua cultura cardiologica, la sua razionalità, ma anche creatività e dinamismo coinvolgendo i suoi allievi in un gruppo sempre più affiatato.

E’ stato quello un periodo di grande produzione scientifica che ha contribuito a gettare le basi della moderna Cardiologia, un esempio concreto di come le osservazioni cliniche possano essere trasformate in domande di ricerca per lo sviluppo di nuovi concetti ed ampliamento delle conoscenze sulla patofisiologia della malattia ipertensiva.

Nonostante la sua esperienza, convinto del progressivo e rapido avvicendarsi delle conoscenze mediche, evitava la tentazione di affermazioni assolute e definitive e non era convinto dell’onnipotenza della Scienza. Sapeva che solo la saggezza e, direi, l’umiltà del dubbio, potessero orientare la ricerca scientifica soprattutto in campo cardiologico.

Il Prof. Nami e l’ANCE

Per molti anni, fin dalla sua fondazione, il Prof. Nami è stato elemento di spicco della nostra Associazione, guidandola come Presidente negli anni 2017, 2018, 2019, anni in cui ha ottenuto splendidi risultati nel creare una collaborazione costruttiva tra le diverse Società Scientifiche Italiane in linea con la forte esigenza di adattamento al cambiamento dei tempi. Cito la partecipazione attiva alla Consulta delle Società Cardiologiche. Promuovere sinergie volte a concentrare le risorse su ambiziosi progetti di ricerca fra tutti condivisi, progetti ai quali possano partecipare in modo paritetico le varie realtà che operano nel settore ospedaliero, ma anche, e soprattutto, Ambulatoriale, è stato un suo tenace obiettivo.

Nel suo ruolo il Prof. Nami ha sempre osteggiato la cosiddetta “modernizzazione estrema” (che lui definiva selvaggia) condizionata dal rapido avanzare di una tecnologia che ha reso sempre più complesso il rapporto tra medici, tra medico e malato, tra malato e la sua malattia. Da qui linguaggi differenti e difficoltà di comunicazione, mentre nella società che invecchiava nasceva una maggiore esigenza di salute, di migliore qualità di vita e di un rapporto più umano ed empatico tra medico ed il suo paziente.

In quest’ottica il nostro Presidente ha promosso, sempre, una stretta collaborazione professionale ed un vivace scambio culturale con tutte le discipline coinvolte nella cura del cardiopatico. Ciò si è realizzato anche con l’aiuto di numerosi eventi scientifici multidisciplinari realizzati nella nostra Sede.

Infine, ma non di minore impatto, la sua decisione è stata determinante nella promozione e sviluppo del Sito Web, organo ufficiale della nostra Società, sito inteso come terreno comune di informazione, sia delle attività degli organi societari che delle attività culturali, con la creazione in tempi reali di un forum virtuale in funzione della visibilità complessiva dell’Associazione.

Ci ha lasciato, purtroppo, prima di raccogliere i frutti del suo impegno.

Qualche settimana prima che morisse avevo sentito il bisogno di chiamarlo, come altre volte negli ultimi mesi di malattia. Volevo che lui sentisse la nostra vicinanza. Ma per pudore, o per paura non l’ho fatto ed ora me ne rammarico…… “quello che volevo dirti, Renato, è in parte scritto qui”.

Gabriella Barile       

(a nome di tutti i colleghi che lo hanno conosciuto)